Si sente sempre più spesso parlare di Investimento Socialmente Responsabile (ISR) come fosse una tematica nata e sviluppatasi prevalentemente gli ultimi anni, ma già nel 1928 negli USA fu lanciato il primo fondo etico. In Italia invece il suo debutto è stato solo nel 1997.
Sicuramente negli ultimi 10 anni con la sensibilizzazione di massa da parte dei media di tutte le tematiche legate ai rischi ambientali, anche la percezione e l’attenzione delle persone in termini finanziari si è spostata da fattori strettamente economici a quelli legati alla sostenibilità dell’ambiente.
La definizione di “investimento etico” è sempre meno presente nella finanza, in quanto è un termine difficile da definire e che identifica parametri molto soggettivi da persona a persona e cambia di paese in paese.
I fondi Etici si sono sempre caratterizzati dall’escludere aziende che siano legate alla produzione o commercializzazione di tabacco, pornografia, armi, giochi d’azzardo, alcolici, prodotti potenzialmente lesivi per la salute dell’uomo, e Stati che non siano attivi su tematiche sociali e dei diritti umani.
Oggi però questo sembra non bastare più e l’impegno della finanza responsabile spinge gli investimenti verso un’economia sostenibile che rispetti i diritti non solo etici ed ambientali, ma anche quelli dei lavoratori e delle persone e che abbia un focus sul rispetto delle norme.
LA SCELTA DI QUESTO TIPO DI INVESTIMENTI PER IL RISPARMIATORE È COMPATIBILE ANCHE IN TERMINI DI PERFORMANCE?
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A Piazza Affari la finanza responsabile batte quella tradizionale. Lo ha evidenziato un’indagine sul campo condotta da ETicaNews, che ha passato in rassegna un universo investibile di oltre mille fondi comuni dalla connotazione Sri (il 7% sono di diritto italiano, il 93% di diritto estero).
Il risultato? «L’insieme dei prodotti sostenibili ha battuto i principali benchmark internazionali sul fronte sia del rendimento sia del rischio. Nello specifico, abbiamo costruito quattro Indici, aggregando, con peso uguale, i fondi della stessa asset class e utilizzando la piattaforma MoneyMate per le elaborazioni.
Confrontando l’andamento degli Indici con i principali benchmark di mercato dal 28 febbraio 2016 al 28 febbraio 2019, la sostenibilità sembra vincere su quasi tutti i fronti.
Sul fronte del rischio, invece, la supremazia dell’investimento Sri è schiacciante. Andando ad analizzare i panieri sullo stesso arco triennale delle performance, si vede come, per ognuna delle categorie, gli Indici presentino una deviazione standard annualizzata (indicatore di volatilità) sensibilmente inferiore. «Il differenziale è evidente per azionari e tematici (deviazione standard rispettivamente all’11,07 e all’11,36), primo e secondo indice meno rischioso sui panieri comparati, ed è ancora più sensibile per gli obbligazionari (1,89 la deviazione standard dell’ET.obbligazionari). Infine, il differenziale con il miglior competitor è quasi doppio per i bilanciati-flessibili, il cui indice si prende una notevole rivincita rispetto alle penalizzazioni sui rendimenti».
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FONTE:
https://www.corriere.it/economia/finanza/19_aprile_01/gli-investimenti-etici-rendono-30percento-rivincita-mille-fondi-buoni-62c4fed6-544b-11e9-a9e2-a0d1446d1611.shtml